Domande frequenti sullo Stoccaggio del gas naturale

Perché è necessario effettuare lo stoccaggio sotterraneo di gas?

Lo stoccaggio di gas naturale in sotterraneo è realizzato per soddisfare diverse esigenze legate all’utilizzo e alla produzione del gas. In particolare, rispondere in tempo reale alle richieste di gas del mercato; permettere di gestire le strutture produttive e di trasporto con adeguati margini di elasticità; garantire il mantenimento di riserve “strategiche” da utilizzare esclusivamente per fronteggiare situazioni eccezionali come condizioni meteorologiche particolari (punte anomale di freddo intenso), o crisi internazionali che blocchino in parte gli approvvigionamenti dall’estero, che costituiscono oltre il 90% del gas utilizzato in Italia – nel 2011 complessivamente circa 82.000 milioni di metri cubi. Il processo è ciclico: nella stagione estiva viene riempito il giacimento mentre, durante i mesi invernali, il gas viene immesso nella rete nazionale. Gli impianti di stoccaggio in esercizio oggi in Italia permettono lo stoccaggio di circa 14.000 milioni di metri cubi di gas.

 

Dove viene materialmente immagazzinato il gas?
Il giacimento si presenta come una cavità?

Lo stoccaggio ha luogo nei giacimenti, che sono strutture geologiche sotterranee che hanno caratteristiche idonee all’immagazzinamento e al prelievo del gas. Il giacimento non è una cavità ma un sistema roccioso poroso e permeabile che è in grado di garantire la permanenza del gas e di erogarlo quando richiesto dal mercato: il giacimento può quindi essere visto come una spugna che trattiene il gas e lo rilascia quando richiesto.

 

Tutti i giacimenti possono potenzialmente ospitare del gas?
Che caratteristiche devono presentare?

Solitamente si utilizzano giacimenti sabbiosi già sfruttati minerariamente per la produzione di gas, situati mediamente a circa 1.300 – 2.000 metri di profondità.
Affinché un giacimento sia idoneo, deve presentare delle specifiche caratteristiche per quanto concerne la conformazione sia della “roccia serbatoio” dove è contenuto il gas, che della “roccia di copertura” che ha il compito di impedire le perdite di gas verso l’alto.
La roccia serbatoio deve essere caratterizzata da significativi valori di porosità e permeabilità dalle quali dipendono, rispettivamente, il volume di gas ospitabile e la mobilità del gas nel giacimento, ovvero il tempo necessario per le operazioni di iniezione o estrazione di una determinata quantità di gas.
La roccia di copertura è generalmente costituita da argille, materiale impermeabile che impedisce la migrazione del gas verso la superficie.

 

Da quanto tempo si opera nel settore degli stoccaggi, è una tecnologia ormai consolidata?

Nel 1915 in Canada fu realizzato il primo impianto di stoccaggio in sotterraneo seguito nel 1916 dagli Stati Uniti; da allora lo stoccaggio si è sviluppato sino a diventare un processo industriale utilizzato in tutto il mondo, presentando una tecnologia che oggi può essere considerata del tutto consolidata. Nel mondo attualmente sono attivi circa 600 siti di stoccaggio, di cui il 70% ubicati negli USA e la restante parte concentrata in Europa.
Il primo stoccaggio di gas naturale in Italia è stato realizzato nel 1964 a Cortemaggiore, in Emilia Romagna; oggi in Italia sono in esercizio 10 siti di stoccaggio e 3 sono in corso di realizzazione.

 

Cosa accade al gas una volta stoccato? Cosa assicura che resti confinato all’interno della zona individuata e non si possano avere fuoriuscite?

Il gas resta bloccato negli interstizi della roccia serbatoio. La presenza di una roccia di copertura, caratterizzata da un elevata impermeabilità, assicura che non vi siano migrazioni al di fuori del giacimento verso le aree limitrofe con conseguente possibilità di fuoriuscite.

 

Esiste la possibilità che si verifichino fenomeni sismici a seguito dello stoccaggio del gas nel sottosuolo?

Nessuno degli studi e delle analisi condotte in questi anni ha evidenziato possibili correlazioni fra fenomeni sismici e lo stoccaggio di gas nel sottosuolo. Come ulteriore e continua verifica, tutti i giacimenti sono costantemente monitorati con appositi sensori inseriti nel sottosuolo al fine di rilevare eventuali eventi microsismici nel corso delle fasi di iniezione ed erogazione.

 

Riguardo agli impianti di compressione e trattamento che costituiscono le centrali di stoccaggio, vi è il rischio di emissioni nocive che possano riguardare l’atmosfera, l’ambiente idrico o il terreno?
Perché in centrale vi sono alti camini e cosa esce dalla loro sommità?

Le emissioni sono riconducibili alle emissioni dei motori dei compressori, della caldaia per la rigenerazione del disidratante, del generatore di emergenza per la produzione di energia elettrica. Gli “alti camini” svolgono unicamente funzione di scarico di sicurezza e vengono pertanto impiegati solo nel caso in cui sia richiesto lo svuotamento delle tubazioni per l’effettuazione di lavori di manutenzione o per motivi di sicurezza. In questo caso vengono immessi in atmosfera ridotti quantitativi di gas per garantirne la dispersione in sicurezza. Tali camini non sono torce ma “camini freddi” in cui il gas non brucia né può bruciare in quanto alla sommità del camino è presente un sistema estinguente che entra in funzione qualora il gas emesso dovesse bruciare.
Inoltre non ci sono interazioni tra gli impianti della centrale e l’ambiente idrico e il terreno in quanto tutti i residui liquidi sono raccolti e adeguatamente smaltiti e eventuali versamenti non possono raggiungere il terreno perché tutte le apparecchiature sono posizionate in bacini di contenimento impermeabili atti a raccogliere eventuali fuoriuscite.

 

Vi è il rischio di inquinamento acustico durante le fasi di iniezione/erogazione causato dal rumore prodotto dai compressori o dagli impianti in genere?

L’eventuale “inquinamento acustico”, viene mitigato dall’adozione di una serie di accorgimenti (barriere fonoassorbenti, cabinati in cui sono posizionati i turbocompressori, valvole silenziate), tali da garantire, in ogni condizione di esercizio, il rispetto dei limiti fissati dalle norme.

 

La fase di cantiere (perforazione e realizzazione della centrale) è rumorosa ?
Quanto tempo occorre per perforare un pozzo?

Già prima dell’avvio della fase di cantiere viene realizzato uno studio per stimare gli impatti sonori sulle aree vicine a quella interessata dalla realizzazione degli impianti; opportune misure mitigative sono messe in atto proprio in base ai risultati di tali valutazioni. Durante le successive fasi di cantiere viene realizzato il monitoraggio dei livelli sonori al fine di individuare tempestivamente eventuali superamenti dei livelli sonori consentiti e adeguare le misure di mitigazione previste.
Mediamente le operazioni di perforazione di un pozzo richiedono circa un mese e vengono realizzate in continuo sulle 24 ore.

 

Che danni può portare l’impianto sotto il profilo dell’impatto paesaggistico sul territorio?
E la presenza di gas nel sottosuolo sotto il profilo delle attività agricole e delle colture?

L’impatto paesaggistico di un impianto di stoccaggio è dato dalla presenza dei pozzi e delle strutture della centrale (cabinati che contengono i compressori, colonne di disidratazione del gas, la torcia fredda). L’impatto generato sul territorio dall’inserimento dei nuovi impianti di stoccaggio viene oggi mitigato con la realizzazione di opportuni interventi di piantumazione lungo il confine delle aree interessate.
Il gas, è confinato a elevate profondità nel sottosuolo (1.000-1.500 metri) e non influenza in alcun modo le attività svolte in superficie, comprese le attività agricole. Infatti gli strati rocciosi impermeabili di copertura isolano completamente il giacimento che contiene il gas impedendone la fuoriuscita.

 

Vi sarà un aumento del traffico stradale pesante?

Vi sarà un aumento del traffico pesante durante le fasi di costruzione della centrale di compressione e trattamento (in media circa 12 mesi) e durante le attività di perforazione dei pozzi (circa un mese per ogni pozzo). In fase di esercizio, il traffico pesante risulta limitato alle attività di approvvigionamento dei materiali e di smaltimento residui. In sede di Valutazione di impatto ambientale vengono esaminati i flussi di traffico e prescritte le idonee misure per il contenimento degli impatti.

 

Durante l’esercizio della centrale verranno prodotti rifiuti speciali ?
Che cosa è previsto a riguardo?

I rifiuti speciali prodotti durante l’esercizio della centrale sono costituiti prevalentemente dalle acque che provengono dal processo di disidratazione del gas e dalle acque meteoriche raccolte nei piazzali. Vanno inoltre considerati i residui dei composti chimici (glicol dietilenico e trietilenico) impiegati durante il processo di disidratazione del gas. Tutti i residui devono essere smaltiti con le modalità prescritte; in particolare le acque di processo vengono reiniettate nel giacimento tramite pozzi dedicati o smaltite in discariche, mentre le acque meteoriche vengono smaltite in funzione del contenuto di inquinanti determinato con analisi chimiche effettuate proprio per la loro caratterizzazione.

 

Sicurezza: ci sono mai stati incidenti rilevanti nell’attività di stoccaggio?

Non sono stati segnalati incidenti rilevanti legati all’attività di stoccaggio di gas naturale in sotterraneo. In particolare in Italia non si sono verificati incidenti rilevanti che abbiano coinvolto i lavoratori o le comunità locali.
Anche da un punto di vista della sicurezza dei lavoratori addetti all’esercizio dello stoccaggio, grazie all’applicazione e ai controlli previsti dalla normativa specifica, il settore dimostra un livello di sicurezza molto più alto degli altri comparti industriali, come è dimostrato costantemente dalle statistiche e comprovato dalle tabelle di rischio assicurativo INAIL, le più basse tra i comparti industriali (33 contro 100 della media, con prevalenza degli infortuni durante il tragitto abitazione-posto di lavoro).

 

In termini di salute, i lavoratori e le popolazioni locali si possono considerare
pienamente tutelate?

Il rispetto dei più alti standard in termini di salute e sicurezza rappresenta una delle principali prerogative sin dalle primissime fasi di progettazione e realizzazione di un progetto di stoccaggio. L’applicazione coordinata delle normative di sicurezza mineraria (di competenza dei tecnici dell’UNMIG) e della normativa “Seveso”, relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti (di competenza dei Comitati Tecnici Regionali (CTR) presieduti dai comandanti regionali dei Vigili del Fuoco), garantiscono alti livelli di sicurezza per i lavoratori e la popolazione. In particolare l’esame del progetto da parte dei CTR, finalizzato alla identificazione e quantificazione del rischio, permette la definizione e l’applicazione di programmi di prevenzione e protezione della popolazione specifici per ogni impianto.

 

Invece di utilizzare i giacimenti naturali non si può immagazzinare il gas in serbatoi metallici?

E’ possibile utilizzare serbatoi cilindrici metallici interrati o grosse sfere in superficie ma, considerati gli alti volumi di gas da stoccare (complessivamente attualmente in Italia 14 miliardi di metri cubi) , il numero di serbatoi necessario sarebbe elevatissimo, con una insostenibile occupazione del territorio. Tali serbatoi sono utilizzati in paesi, come la Svizzera, che non dispongono di giacimenti naturali dove realizzare lo stoccaggio. Presso Volketswil c’è il più grande impianto al mondo realizzato con serbatoi cilindrici interrati per una capacità di stoccaggio di 0,7 milioni di metri cubi di gas.

 

Come viene scelto un sito per la realizzazione dello stoccaggio ?
Perché proprio in quella zona, non può essere spostato in un’altra area, magari più lontano dai centri abitati o all’estero?

Nel selezionare i siti da adibire a stoccaggio fondamentali sono le caratteristiche già note del giacimento che deve garantire un sicuro ed efficiente immagazzinamento e prelievo del gas. Viene inoltre valutato il contributo che lo stoccaggio può offrire per soddisfare i consumi di gas del territorio, attuali e previsti. Altro aspetto importante è il corretto bilanciamento della rete di trasporto nazionale che deve garantire la disponibilità del gas su tutto il territorio nazionale anche in caso di improvvise interruzioni dai punti di importazione del nord e sud Italia. Una volta selezionato il sito dal punto di vista tecnico, ne viene valutata la compatibilità ambientale e la sicurezza degli impianti, con particolare riferimento alla presenza di abitazioni o di luoghi frequentati dalla popolazione. Le valutazioni di compatibilità ambientale e di sicurezza degli impianti vedono la partecipazione attiva della popolazione interessata.